Disse Andrew Stephen Grove, CEO di Intel: "Le aziende mediocri vengono distrutte dalla crisi, le buone aziende sopravvivono, le grandi aziende ne vengono migliorate". La pandemia Covid-19 che ancora imperversa per gran parte del mondo ha senza dubbio portato con sé notevoli cambiamenti e ha impattatto significativamente la maggior parte dei comparti economici. La traduzione più immediata e generalizzata? Incertezza e
bisogno elevato di flessibilità e resilienza.
Molte aziende tenderanno a congelare i propri progetti, a posporre investimenti e a limitare le spese, ma è davvero questa la risposta giusta? Con tutta probabilità stiamo vivendo un momento di profondo mutamento ed innovazione, non un rallentamento momentaneo. Appare lecito chiedersi quindi se attendere che le cose tornino allo stato precedente sia la giusta mossa strategica. Forse
ad emergere saranno invece le imprese che ad oggi sono capaci di immaginare un nuovo futuro ed iniziano per prime a muovere passi nella giusta direzione. Se è l’ora di reagire a questa spaccatura nei sistemi a cui facevamo riferimento in precedenza, la risposta che prevede unicamente misure cautelative nei confronti degli eventi contingenti non massimizza gli insegnamenti che possono derivarne: si apre invece l’opportunità di
ripensare la propria supply chain per renderla più solida e resistente.
Prodotti e fornitori: i punti centrali per progettare supply chain resilienti
La sfida per le supply chain del prossimo futuro sarà l’oscillazione nei volumi con picchi, sia negativi che positivi, di difficile previsione. Gli sforzi dovrebbero concentrarsi nell’
analisi delle nuove abitudini di consumo, per settare parametri aggiornati e trovare il giusto focus per i propri investimenti. Con l’evoluzione del mercato è possibile infatti che ci si trovi a dover valutare
filiere più corte o rotte differenti, nuovi prodotti o diversi fornitori.
Obiettivo di attento esame dovranno essere in particolare questi ultimi, con l’obiettivo di valutarne la solidità finanziaria e strutturale. Si potrà così comprenderne punti di forza e debolezza, valutare le implicazioni di eventuali rotture nella catena
ed elaborare piani di continuità operativa, con soluzioni che possano porvi rimedio. La riduzione del rischio ed il trovarsi preparati ad affrontare cambiamenti repentini saranno i punti cardine per un buono sviluppo delle attività nei prossimi mesi, naturalmente con la dovuta attenzione ad eventuale incremento dei costi da sostenere per ottenere garanzie di maggiore sicurezza. Altro parametro di importanza cruciale è la
localizzazione dei nodi della filiera.
Il suggerimento rispetto al prodotto è quello di non prevedere necessariamente un aumento volumetrico di scorte a magazzino, bensì
organizzare una ridistribuzione delle merci esistenti in punti nevralgici, per capillarizzare la propria presenza sulla rete logistica, al contempo evitando impegno di ulteriore capitale in un momento di incertezza economica. Mai come oggi l’investimento su
sistemi smart di inventory management può fare la differenza tra un flusso ottimizzato ed efficiente ed un flusso in cui mancanza di informazione e incapacità di prevedere impatti delle variazioni causeranno perdite e rallentamenti.
Parole d’ordine: agilità e visibilità
Certamente si tratta di tematiche già incluse nelle strategie di sviluppo per molte aziende, ma le nuove necessità emerse nel periodo di emergenza hanno dato una
spinta importante ai progetti di digitalizzazione e messo in rilievo la necessità di flussi più agili. Per molte aziende ciò potrebbe doversi tradurre nell’acquisizione di nuovi software di analisi, monitoraggio e gestione o nell’implemetazione di tecniche di business intelligence più avanzate rispetto a quanto attivato in precedenza.
Visibilità a lungo raggio sull’intera filiera, significa la facoltà di ricevere informazioni il più possibile in tempo reale non solo dai propri fornitori di primo livello, bensì anche da quelli di secondo e terzo. Ma significa anche che la vision della classe manageriale dovrebbe spingersi consistentemente verso traguardi a medio e lungo termine, possibilimente grazie al supporto di una banca dati consistente e costantemente aggiornata.
Come valutare se la propria azienda è sufficientemente flessibile? Alcune
domande cruciali e KPI relativi a srutture, organizzazione interna e sistemi adottati, monitorati con constanza, saranno
strumenti importanti per un controllo oggettivo del livello di agilità della propria azienda. Ci si dovrà porre in modo ricorrente quesiti in merito a gestione degli ordinativi, logistica inbound e stock a magazzino, rotazione delle merci, ritmi produttivi confrontati con domanda ed effettiva capacità distributiva. Ma soprattutto si dovrà disegnare la propria adattabilità alle dinamiche di mercati diversi rispetto al passato, rendendo la
variabilità elemento costitutivo della propria struttura, anziché agente esterno di disturbo.