FERCAM Tunisia: come il nostro network internazionale ha reagito all’emergenza Covid-19
Rispondendo ad alcune domande, la Country Manager di FERCAM Tunisia, Laura Zinolli, delinea il quadro dell’emergenza sanitaria nel Paese, dalla rigida ma positiva gestione della quarantena, agli impatti sulle attività di trasporto. La mancata digitalizzazione di alcune procedure non ha reso possibile l’esperienza di smartworking, ma si spera in innovazioni future.
Come avete vissuto la fase di confinamento?
Il governo tunisino ha messo in atto misure di quarantena piuttosto restrittive: in aggiunta all’obbligo di confinamento in casa o nella propria circoscrizione, salvo che per attività indispensabili, dalle 21 alle 6 del mattino vigeva il coprifuoco totale, gestito dal corpo militare. Per poter raggiungere l’ufficio abbiamo richiesto autorizzazioni nominative al Ministero degli Interni: gli spostamenti erano consentiti unicamente lungo percorsi pre-approvati, mostrando il numero di permesso. Per quanto sia stata in alcuni momenti un’esperienza difficile, il protocollo di sicurezza tunisino si è dimostrato essere molto efficace, siamo stati uno dei Paesi con il minor numero di contagi e decessi.
Anche internamente ai nostri uffici abbiamo istituito e continuiamo a rispettare misure di contenimento molto rigorose, come da prescrizione del Ministero della Salute. Ad inizio luglio siamo stati sottoposti a controllo da parte dell’Ispettorato del Lavoro, incluse visite mediche al personale. Tutti i collaboratori sono risultati negativi ai test e in salute, io credo proprio grazie alle misure di prevenzione che abbiamo sempre rispettato.
Che impatti ha avuto l’emergenza Covid sulle attività di FERCAM Tunisia?
È stato chiuso lo spazio aereo e gli spostamenti passeggeri, ma le navi merci avevano il permesso di viaggiare. Abbiamo quindi continuato ad operare anche durante il periodo di lockdown, anche se in misura ridotta, in quanto alcune aziende avevano sospeso l’attività. Inizialmente, il governo ha bloccato tutte le esportazioni di prodotto sanitario, per assicurare di poterne disporre internamente. Quindi anche aziende del comparto moda che si sono prontamente riconvertite per produrre camici e mascherine per un periodo, sono rimaste impossibilitate a vendere all’estero e hanno optato per il mercato interno.
Molte delle società nostre clienti si sono trovate ad affrontare problemi di liquidità, causati dall’annullamento di ordini e dai blocchi governativi. Aziende con le quali in precedenza non avevamo mai avuto problemi rispetto alle tempistiche di riscossione crediti mi hanno chiesto espressamente di poter dilazionare i pagamenti. Abbiamo gestito anche carichi di materia prima di ritorno. Nel mese di giugno invece il traffico è stato più sostanzioso: molte imprese hanno provveduto a consegnare ciò che era stato prodotto prima e durante il lockdown. Per questo penso che solo in autunno vedremo le reali conseguenze della cancellazione degli ordinativi del periodo estivo.
Come FERCAM Tunisia per ora ci possiamo ritenere fortunati: malgrado le difficoltà i risultati economici di questo periodo non sono stati negativi, bensì comparabili a quelli dell'anno scorso nella globalità, e nessuno ha corso il rischio di rimanere senza lavoro.
Avete dovuto gestire attività differenti o nuovi servizi?
Dato che non era più possibile importare la posta via aerea, grazie ad accordi commerciali stipulati dal Sig. Splendori (direttore vendite Transport, ndr) abbiamo preso in carico questo nuovo servizio. Ci stiamo quindi occupando del trasporto via mare della corrispondenza tunisina proveniente dall’Italia, una procedura complessa e interessante, con operazioni di sdoganamento specifiche, che gestiamo in collaborazione con le Poste tunisine.
Abbiamo inoltre avuto l’opportunità di fare la nostra piccola parte per la comunità: partecipando agli incontri presso la Camera di Commercio, con Ministro della Salute, Ministro dell’Industria e naturalmente Ministro dei Trasporti, siamo stati coinvolti nel progetto di conversione delle maschere subaquee Decathlon in respiratori di emergenza. Siamo molto felici di aver potuto contribuire con il nostro supporto, collaborando con altre realtà locali a sostegno della sanità pubblica.
Come vi siete organizzati per rimanere operativi nel periodo di lockdown?
Avendo seguito gli avvenimenti in Italia, prima ancora che la Tunisia entrasse in fase di lockdown avevo fatto in modo di procurare mascherine e gel disinfettanti da distribuire a tutti i collaboratori. Avendone fatta scorta non abbiamo avuto problemi di approvvigionamento e abbiamo potuto distribuirne anche a chi fra i nostri fornitori ne era sprovvisto.
Non è stato possibile purtroppo lavorare in home office totale, perché il basso livello di digitalizzazione delle procedure locali non consente di gestire il lavoro da remoto. Tutta la documentazione doganale, ad esempio, può essere presentata unicamente in versione cartacea. Ci siamo quindi organizzati su turni, di modo da contenere il numero di persone presenti e poter rispettare il distanziamento obbligatorio. Ho inoltre collocato una cassetta esterna per la raccolta della documentazione degli autisti, per limitare il contatto con esterni al minimo.
È stata percepita anche in Tunisia, come in taluni Paesi europei, la necessità di una spinta verso la digitalizzazione e modalità di gestione più moderne?
Un desiderio diffuso e anche progetti per digitalizzare alcune procedure burocratiche ci sono, infatti nel periodo del lockdown sono stati resi disponibili nuovi strumenti, come l’invio telematico delle dichiarazioni mensili al fisco.
Ma credo sarà complessivamente un processo lento, ci sono delle resistenze a livello culturale, abitudini difficili da scalfire. Abbiamo tutte le infrastrutture necessarie, come internet veloce grazie alla fibra, e anche professionisti IT esperti, ma mentre il settore privato continua ad avanzare, la pubblica amministrazione non riesce a tenere il passo. Speriamo che, una volta superato il delicato momento politico che stiamo vivendo nelle ultime settimane, si possa riprendere a parlare di investimenti pubblici per progredire con le necessarie innovazioni. Comunque io mi ricordo ancora quando si usava il Telex… mi sono adattata senza fatica anche a queste modalità!
Ci sentiamo comunque un’isola relativamente felice, in un Nordafrica che continua a vivere grandi difficoltà. Basti pensare alle nazioni confinanti: la Libia, come sappiamo, sta vivendo un momento decisamente drammatico della sua storia, ma anche l’Algeria ad oggi ancora non ha potuto riaprire le frontiere e continua a registrare un numero quotidiano di contagi molto alto. Speriamo che gli investitori stranieri possano riconoscere nella Tunisia un paese all’avanguardia, all’interno del contesto nordafricano, così da supportarci nella ripresa economica futura.
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