Natale 2020: testimonianza di un autista bloccato in Regno Unito con altri migliaia
Per la categoria degli autisti di camion, che spesso passa inosservata, l’annata pandemica ha rappresentato un momento di difficoltà, ma anche occasione di rivincita, palesando quanto il loro ruolo fosse nevralgico in sede di emergenza. Il 2020 ormai agli sgoccioli ha riservato per moltissimi autotrasportatori una inaspettata ultima sfida da affrontare: l’improvvisa chiusura della Francia ai veicoli provenienti da territorio britannico.
Per proteggere i propri cittadini dalla diffusione di una variante di coronavirus rilevata in UK, il governo francese aveva infatti repentinamente bloccato il passaggio della Manica, sospendendo qualsiasi collegamento con il Regno Unito e causando ingorghi di migliaia di mezzi, proprio a pochi giorni dalle festività natalizie. Jan Liška, autista che collabora con la filiale slovacca di FERCAM, si è ora lasciato alle spalle la fastidiosa esperienza e ci racconta come è stato vivere questi momenti in prima persona.
"Il 21 dicembre mi trovavo a Londra, diretto a Dover per attraversare la Manica. Sono rimasto bloccato sulla tangenziale M25, presso un distributore di benzina vicino a Cobham, insieme a centinaia di altri mezzi, tutti ammassati nel parcheggio su più file. Era il caos più totale, non si sapeva nulla, solo che non era possibile procedere e che dovevamo rimanere fermi in attesa di nuove indicazioni. Solo il 23 dicembre ci è stato chiaro che i porti francesi erano stati bloccati a causa del Covid e il 24 finalmente abbiamo avuto accesso ad informazioni più precise: ci avrebbero gradualmente lasciato passare, dopo aver effettuato un test per verificare se avevamo contratto il virus.
Inizialmente ci avevano dato indicazione di dirigerci verso l’aeroporto di Manston, nel Kent, dove si trova una postazione per effettuare i tamponi. Nel frattempo però, già si diffondevano le notizie delle proteste organizzate da altri autisti, radunati in centinaia presso l’aeroporto e bloccati come noi da diverso tempo. Quindi ci hanno indicato di trattenerci ancora al distributore. Il regalo di Natale è stato sapere che i militari avevano predisposto una nuova postazione per i test direttamente sulla M20, prima del porto.
La mattina del 26 dicembre, con grande sollievo, ho potuto lasciare il parcheggio dove avevo trascorso le 5 notti precedenti: destinazione Dover. All’intersezione con la M20 però, in corrispondenza dell’uscita per Maidstone, l’autostrada era bloccata dalla polizia. Gli ufficiali hanno dato chiare istruzioni sull’itinerario da seguire per raggiungere gli altri mezzi in attesa di svolgere il tampone. Mi sono 1 km dopo la deviazione e sono rimasto in coda per 10 ore consecutive. È stato uno dei momenti più ardui da affrontare: senza acqua potabile e senza accesso a servizi igienici, e sempre senza sapere per quanto tempo la situazione si sarebbe protratta. Quando infine è stato il mio turno per effettuare il test, il corpo militare ha mostrato il procedimento e ci ha consegnato in tempi brevi il risultato. Quella notte ho raggiunto il porto di Dover e la mattina dopo ho potuto imbarcarmi per la Francia.
In territorio francese nessuno ha richiesto di visionare il risultato del test, il che è stata la ciliegina finale su una torta di frustrazioni. Abbiamo trascorso giorni completamente allo sbaraglio, senza comprendere che cosa sarebbe accaduto. Dover trascorrere il Natale lontano dalla mia famiglia, in un camion parcheggiato ad un distributore di benzina, circondato da estranei innervositi e stanchi, è stata la cosa peggiore. Per fortuna ho visto anche segni di solidarietà umana, come quando alcuni volontari ci hanno consegnato viveri per superare la lunga attesa in coda. Spero vivamente che non mi capiti più nella vita di sentirmi un ostaggio in balìa di decisioni altrui, senza alcuna scelta se non aspettare, e aspettare ancora".
"Il 21 dicembre mi trovavo a Londra, diretto a Dover per attraversare la Manica. Sono rimasto bloccato sulla tangenziale M25, presso un distributore di benzina vicino a Cobham, insieme a centinaia di altri mezzi, tutti ammassati nel parcheggio su più file. Era il caos più totale, non si sapeva nulla, solo che non era possibile procedere e che dovevamo rimanere fermi in attesa di nuove indicazioni. Solo il 23 dicembre ci è stato chiaro che i porti francesi erano stati bloccati a causa del Covid e il 24 finalmente abbiamo avuto accesso ad informazioni più precise: ci avrebbero gradualmente lasciato passare, dopo aver effettuato un test per verificare se avevamo contratto il virus.
Inizialmente ci avevano dato indicazione di dirigerci verso l’aeroporto di Manston, nel Kent, dove si trova una postazione per effettuare i tamponi. Nel frattempo però, già si diffondevano le notizie delle proteste organizzate da altri autisti, radunati in centinaia presso l’aeroporto e bloccati come noi da diverso tempo. Quindi ci hanno indicato di trattenerci ancora al distributore. Il regalo di Natale è stato sapere che i militari avevano predisposto una nuova postazione per i test direttamente sulla M20, prima del porto.
La mattina del 26 dicembre, con grande sollievo, ho potuto lasciare il parcheggio dove avevo trascorso le 5 notti precedenti: destinazione Dover. All’intersezione con la M20 però, in corrispondenza dell’uscita per Maidstone, l’autostrada era bloccata dalla polizia. Gli ufficiali hanno dato chiare istruzioni sull’itinerario da seguire per raggiungere gli altri mezzi in attesa di svolgere il tampone. Mi sono 1 km dopo la deviazione e sono rimasto in coda per 10 ore consecutive. È stato uno dei momenti più ardui da affrontare: senza acqua potabile e senza accesso a servizi igienici, e sempre senza sapere per quanto tempo la situazione si sarebbe protratta. Quando infine è stato il mio turno per effettuare il test, il corpo militare ha mostrato il procedimento e ci ha consegnato in tempi brevi il risultato. Quella notte ho raggiunto il porto di Dover e la mattina dopo ho potuto imbarcarmi per la Francia.
In territorio francese nessuno ha richiesto di visionare il risultato del test, il che è stata la ciliegina finale su una torta di frustrazioni. Abbiamo trascorso giorni completamente allo sbaraglio, senza comprendere che cosa sarebbe accaduto. Dover trascorrere il Natale lontano dalla mia famiglia, in un camion parcheggiato ad un distributore di benzina, circondato da estranei innervositi e stanchi, è stata la cosa peggiore. Per fortuna ho visto anche segni di solidarietà umana, come quando alcuni volontari ci hanno consegnato viveri per superare la lunga attesa in coda. Spero vivamente che non mi capiti più nella vita di sentirmi un ostaggio in balìa di decisioni altrui, senza alcuna scelta se non aspettare, e aspettare ancora".
